E’ sufficiente dire Sangiovese e subito viene alla mente la Toscana…..eh no…dice il mio amico (e produttore di vino) Bruno dalla Romagna, il Sangiovese è nato qui da noi!!! Non voglio contraddire l’amico Bruno, ma recenti studi ampelografici hanno dimostrato che il Sangiovese è figlio dell’amatissimo Ciliegiolo unito al Calabrese Montenuovo (vitigno scampato miracolosamente all’estinzione) proprio in terra di Calabria ed è comunque un fatto “misurabile” che, dei 71.500 ettari di Sangiovese coltivati in Italia, ben 35.500 (50%) sono presenti in Toscana…non mi pare un dettaglio caro Bruno!!
Le origini del vitigno
A parte questa scherzosa digressione, il Sangiovese rappresenta, in Toscana, la spina dorsale della produzione enoica, è il biglietto da visita della nostra terra, rappresenta, come amo dire ai miei ospiti “the bet for the future”, la scommessa per il futuro della nostra regione, un futuro che proviene da un lontano passato perché è noto come il Sangiovese fosse già diffuso fra gli Etruschi nel V° secolo a.C., per arrivare, fra alti e bassi, fino ai nostri tempi; ne testimonia con certezza la sua presenza in Toscana il notabile fiorentino Giovan Vettorio Soderini (1460-1528) che lo indica come “Sangiogheto”; altro studioso, il Georgofilo Villifranchi, nella sua Oenologia Toscana del 1773 lo descrive come “protagonista di vini toscani ottimi al gusto e generosi”; altri ancora (Di Rovasenda) lo citano presente sempre in Toscana con il nome di “Sangioveto” (definizione che anche oggi sento utilizzare da mio suocero nato nel 1923). Ad oggi, a grandi linee, si individuano due differenti “cloni” di Sangiovese: il Sangiovese Grosso (o Prugnolo Gentile) ed il Sangiovese Piccolo; il primo elemento fondante del prestigioso Brunello di Montalcino, l’altro,il Piccolo, costituisce la base degli altri rossi toscani, per quanto si tenda, dal punto di vista strutturale, a non fare più molta differenza fra le due tipologie.
Le caratteristiche del vino Sangiovese
Violetta? Ciliegia?… Non ditemi altro: è Sangiovese!! Se ti trovi a degustare un vino con buona “freschezza”e questi profumi, difficilmente puoi sbagliare…sono davvero le caratteristiche salienti di questo vino quando viene “elevato” nella maniera classica e bevuto in gioventù. Colore rubino, ancora fiori e frutti rossi che ne sostengono la buona acidità uniti a tannini potenti e setosi, caratterizzano questo liquido sufficientemente caldo, ma non rotondo, anzi, a volte un po’ spigoloso e lo rendono facilmente identificabile nel panorama dei vini più morbidi e dolci in grande voga in questi anni. Questo autentico “toscanaccio”, talvolta irriverente ma pur sempre veritiero e generoso, può mostrare tutta la sua predisposizione all’invecchiamento e all’evoluzione se allevato con attenzione in vigna e prodotto con basse rese per ettaro, sicuramente vi sorprenderà tirando fuori aromi di sottobosco, muschio, tartufo frutti rossi maturi, fino alla liquirizia e al cioccolato raccolti, udite udite, nelle grandi riserve,in una morbidezza inusitata per la sua indole.
Il nostro Sangiovese
Mi avessero garantito all’inizio di questa fantastica ed un po’ incosciente avventura, che avremmo ottenuto dei vini di buon livello, forse avrei “scommesso” di più di quanto non abbia fatto fino ad ora, ma bisogna essere realisti ed accettare il risultato ottenuto che davvero gratifica tanti anni di sacrifici, dubbi e sofferenze che ci hanno portato fin qua. Nella nostra Azienda Agricola A Solatìo produciamo il Purezza (questo il nome del nostra Sangiovese 100% – già proprio come il Brunello di Montalcino) solo nelle annate migliori, vorrei dire, “perfette” dal punto di vista della maturazione in vigna e delle condizioni meteo avute durante l’annata, nonché del periodo di raccolta per non trascurare alcun dettaglio utile all’ottenimento di un vino che, negli anni, risulterà sempre più equilibrato e suadente con una potenzialità di invecchiamento che va (ma sono solo stime) dai 15 ai 20 anni….ce la faremo? Chissa? Questa è la nostra scommessa.